Mettere a nudo l'orrore del razzismo e del sessismo è il modo più efficace per sensibilizzare, anche se questo significa essere politicamente scorretti. Lo ben sa Sacha Baron Coen, che ha inventato e interpretato il personaggio di Borat, un reporter kazako, che va in America a studiare come risolvere i "problemi ebrei" della sua nazione.
Nel suo viaggio, però, il bizzarro Borat si innamora di Pamela Anderson e convince il suo produttore ad andare a Los Angeles. Tra misoginia, omofobia e profondo razzismo, Borat racconta un universo arretrato per mostrarci quanto in realtà siamo noi a essere tali, quando mentiamo perfino a noi stessi e ci ergiamo a paladini del politicamente corretto.
Dopo una prima parte sorprendentemente divertente, in cui Borat descrive la sua casa e ha le prime avvenure a New York, la pellicola assume una parabola lenta e discendente, che si involgarisce ancora di più e finisce solo per essere ripetitiva. In ogni caso, è un lungometraggio che si rivaluta dopo aver visto "Bruno".
Voto: 5.
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